domenica 15 febbraio 2009

Lo vuoi un caffè? #023 - Transfert / Trasferta

Claude VonStroke - Listening to a bird
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E’ una giornata grigia, umida, nebbiosa.
Tra un pò sono sicuro che viene anche a piovere.
Vestito di tutto punto – cravatta compresa, che mica sempre…- aspetto il collega V. che da mezzora sta arrivando “da cinque minuti”.
Mi sono alzato praticamente all’alba per essere puntuale all’appuntamento concordato alle sette del mattino, malgrado le mie perplessità circa la necessità di partire così presto dato che l’udienza è stata fissata alle 12.00.
Lecce non è in Etiopia, un ora e ci siamo.
Intanto il tempo passa e ancora V. non si vede e, come temevo, ha cominciato anche a piovere.
V., finalmente, arriva rombando con il suo macchinone, si ferma e spalanca la portiera. "Dai muoviti che siamo in ritardo" - mi fa burbero
"Guarda che se c'è uno che è in ritardo quello sei tu" - rispondo piccato mentre prendo posto nell'abitacolo.
Stamattina i bambini non volevano saperne di alzarsi” – mi fa come se questo fosse sufficiente a spiegare tutto, come se nulla fosse.
Ci sono momenti in cui vorrei chiamarmi Erode.
Ma per far fuori i genitori, mica i bambini.

Lo vuoi un caffè?” – chiede quello
No, non lo prendo più”- risponde secco l’altro

La macchina di V. è un marchio nobile dell’automobilismo mondiale modello ultraqualcosa – ha una linea filante aereodimica, un motore astronautico, interni di radica, tessuti preziosi, tecnologia ultimo grido nel cruscotto.
I sedili sono in pelle – forse umana – nera.
Pigmeo del Borneo conciato a mano?
V. la guida con l’orgoglio un pò bovino del contadino arricchito.
Guida in silenzio, guardando fisso la strada - 150 all’ora – e sorride beato mentre io, che pure di auto ci capisco poco, sono ammirato da tanta bellezza meccanica.
Va a benzina questa? ” – chiedo, così, per dire qualcosa.
Per un attimo pare che V. perda la sua studiata sicurezza, che una crepa si apra nella maschera che indossa da quando siamo partiti.
"Si" mi risponde con un filo di voce.
"Spenderai un casino per farla andare." - insisto
Gli ho fatto mettere un impianto a gas cosi risparmio” - confessa.
Impianto a gas su una XXX???
Ma come? Uno spende fantastriglioni di euro per comprarti una macchina come questa e poi non ha i soldi per farla andare?
Non c'è più religione.


Lo vuoi un caffè?”- chiede quello
No grazie ne ho già presi tre” – risponde in rima l’altro

La strada è ancora lunga e gli argomenti di discussione scarseggiano.
V. allunga la mano e inserisce un cd nell’autoradio.
Un pò di musica finalmente invece delle solite chiacchiere su decreti ingiuntivi, colleghi e amenità varie tribunalizie.
Chiudo gli occhi.
Dapprima note rarefatte new age, poi arriva anche la voce …
Riapro gli occhi
Una cassetta motivazionale!!!
Lui mi guarda sorride e comincia a gasarsi.
Le uso sempre. Mi fanno un gran bene” - dice

Lo vuoi un caffè?” – chiede quello
“…mah …vabbè” – risponde dubbioso l’altro

V. allunga la mano ed inserisce un nuovo cd nell’autoradio.
Musica, vera questa volta. Musica classica. Wagner, la cavalcata delle Valchirie..
Tattatattà… tattatattà… tatatà….
Preso dall’euforia V. accellera.
Mi aggrappo al bracciolo della portiera timoroso.
Tattatattà… tattatattà… tatatà….
Siamo a 200 all’ora ormai.
V. accompagna la musica con ampi movimenti del capo e pigia sull’accelleratore
"Rallenta" - pigolo leggermente - eufemismo - intimorito della piega che stanno prendendo gli avvenimenti.
Tattatattà… tattatattà… tatatà….
"Non ti esalta questa musica, non ti da energia" -
mi fa V. a 200 all'ora e guidando con una mano sola mentre con l'altra dirige una immaginaria orchestra
Tattatattà… tattatattà… tatatà...
Mi sento come sull’elicottero di “Apocalipse Now”
Amo l’odore del napalm, odore di vittoria”
Tattatattà… tattatattà… tatatà….
Chiudo gli occhi per non vedere i sorpassi.
Speriamo bene
Signore, solo una parola ... pietà…

Lo vuoi un caffè?” – chiede quello
“…e chi fa per se fa per tre” – lo canzona l’altro

Mi è sempre piaciuto andare in udienza in trasferta, soprattutto in primavera…
Quando il sole non è ancora caldo ed andare fuori è l’occasione per uscire dallo studio, per vedere qualcosa di diverso, di bello….
Per ricordarsi che fuori c’è il mondo…

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