martedì 5 aprile 2011

Lo vuoi un caffè? # 235 - Ginseng for distruction

al darawish in concerto
foto di arzach

Da circa un mese non bevo caffè.
Un periodo di disintossicazione dalla più buona delle bevande reso necessario da una oramai cronica assuefazione alla caffeina che mi ha portato a dormire una media di due/tre ore a notte negli ultimi mesi.
Inutile dire che mi sento come un tossico in una centro di recupero.
Mi alzo la mattina prima di andare al lavoro in tribunale e guardandomi allo specchio mi presento al mondo: “Salve sono A e oggi sono X giorni che non bevo caffè”.
I primi tempi ovviamente son stati i più pesanti – sonnolenza, cerchio alla testa, nervosismo – ma adesso va molto meglio.
L’unica cosa che proprio non riesco a sopportare sono le umiliazioni che mi infligge il tipo del bar del tribunale.
Capello bianco, sopracciglia nere, sguardo ieratico di chi è abituato ad alzarsi all’alba la mattina da una vita, atteggiamento di chi nella vita ne ha viste tante che può dare lezioni agli altri è il decano dei baristi del tribunale.
Da quasi quindici anni non fa che servirmi caffè, solo caffè, unicamente caffè.
In questo tempo l’unica cosa che è cambiata nel nostro “rapporto” e che all’inizio nel caffè ci mettevo lo zucchero e adesso lo bevo amaro.
Quando B, insieme alla quale l’altro giorno siamo andati al bar a prendere qualcosa in una pausa dell’udienza, ha, sorridendo radiosa, ordinato due ginseng e lui ha realizzato che uno era per me ho visto lo stupore attraversare i suoi occhi mentre, prevedendo la sua reazione, cercavo di farmi il più piccolo possibile.
Infatti rivolgendosi a B con in mano lo scontrino l’ha guardata fisso, quasi offeso da quest'ordine, e le ha detto indicandomi mentre dietro di lei io avvampavo: “U ginseng a cudd da? Dottorè si sicur? e c’iè nu pensionat? “-“Trad. Il ginseng a quello la? Dottoressa è sicura? E che è, un pensionato?”.
Non può bere caffè e poi il ginseng è buono, gli fa bene" – ha risposto lei reggendogli il gioco stando attenta a non sganasciarsi dalle risate guardando la mia faccia imbarazzatissima.
"U ginseng ma vid nu picc a cuss do” - Trad. “Il ginseng ma guarda tu questo qua" - ha fatto lui allontanandosi a prendere la bevanda che, a lei, ha servito cerimonioso come suo solito a me invece ha buttato sul banco offeso borbottando tra se e se e lanciandomi severi sguardi di riprovazione mentre si allontanava risentito.

"Lo vuoi un caffè?” – chiede quello.
"No grazie. Ho fatto un fioretto “ – risponde l’altro stupendolo.

3 commenti:

Emanuela ha detto...

servono il ginseng al bar del tribunale? che raffinatezza! coraggio, arzach, la disintossicazione e' una strada dolorosa, spero tu stia compensando l'astinenza con l'abuso di quella cosa che e' come il caffe' - hot and sweety ; D

arzach ha detto...

@emanuela: ebbene si (o meglio purtroppo) al bar del tribunale servono anche il ginseng. quanto al resto sono un gentiluomo e nulla dico :-P

Unknown ha detto...

in una notte di lunghi coltelli di diversi anni fa, si era di ritorno attraversando la piazza a ora tarda .... una delle nostre guide "spirituali" (spiritu da spirito ali da 'mbriachi) che chiamero' vitopoli, zoppicava etereo in cerca della staffa....il mio errore fu di ricordargli quanto avevamo bevuto fino a quel momento e questo fu il suo lucidissimo anatema "Pieppa', hegghi' biviut' cchiù whisky ie' ca tiu cappuccin'"
credo sia inutile tradurre, ne va anche della mia dignità