mercoledì 22 giugno 2011

Lo vuoi un caffè? # 249 - Giurin Giurello...

Foto di Vivian Maier

L'altro giorno son passato per caso nell’aula nella quale tanti anni fa ormai ho prestato giuramento quando mi sono abilitato all’esercizio della professione.
Quarto piano del palazzo di giustizia, aula di penale …
In realtà io e gli altri due che giurammo in quell’aula – un ragazzo perbene con i capelli corti e fidanzata apprensiva al seguito e una ricciolona bruna dai tratti del viso marcati e le tette grandi – avremmo dovuto giurare insieme a tutti gli altri.
Purtroppo nessuno ci aveva avvisati della necessità di procurarci una toga e cosi mentre, avute alcune indicazioni per orientarsi nel vasto palazzo, ci recammo ad affittare le toghe contando i pochi spiccioli in tasca e facendoci delle grandi ingenue risate “… sembri Zorro”” ..ma come si infila?” “ però…Non son niente male in toga” gli altri giurano in gruppo e noi invece no.
Il consigliere al quale ci rivolgemmo per far presente questa nostra situazione fu molto gentile.
"Venite con me “ - ci disse e ci porto in un aula dove era in corso un processo penale.
Si presentò al presidente confabulò con lui, entrambi si girarono a guardarci e ad indicarci poi ci fece cenno di avanzare e di schierarci innanzi alla cattedra.
E fu cosi che schierati tutti e tre – quattro contando la fidanzata apprensiva al seguito - in piedi difronte al presidente della corte e al suo cancelliere, attorniati da avvocati in toga, sotto lo sguardo vigile del pubblico ministero e dei carabinieri presenti e con alle nostre spalle il pubblico dei parenti e dei testimoni e con l’imputato chiuso nella sua gabbia finalmente prestammo il nostro giuramento.
Il presidente paterno ci fece un discorsetto sulla importanza del nostro ruolo e sulla moralità richiesta dalla nostra professione e, infine, rivolgendosi ai presenti li invitò a dedicarci un applauso di benvenuto nel rutilante mondo della legge.
Invito al quale aderirono sorridenti tutti i presenti compreso l’imputato che essendo ammanettato non poteva battere bene le mani e quindi ci omaggiò con un sonoro ticchettio dei suoi braccialetti scintillanti.

"Lo vuoi un caffè?” – chiede quello.
"Giuro che no” – rifiuta categorico l’altro.

3 commenti:

annathenice ha detto...

troppo bello, sembra un film....
E mi immagino anche l'emozione mista a ridarella...
L'immagine dell'imputato, che voglio immaginare come quello della foto che hai messo, è troppo forte.
Lui e i braccialetti.
Cià
A

arzach ha detto...

@ pippi: il prosieguo è stato anche piu folle :-)
@ anna the nice : giuro - è il caso di dire - che questa è stata la mia cerimonia di giuramento quando son diventato avvocato. Ero - beata ingenuità - anche un poco emozionato e - aribeat ingenuità - molto contento.
L'immagine dell'imputato che ci batte "applaude" è quella che piu mi è rimasta impressa di quel giorno.
Della corsa nel corridoio in toga racconterò piu in la ...ciao

Anonimo ha detto...

Anche tu in vena di amarcord???