sabato 2 luglio 2011

Lo vuoi un caffè? # 250 - Curre, curre uagliò...

Jordan
Foto di arzach

L’estate per me arriva quando recandomi in tribunale vedo apparire,al semaforo sul lungomare, tre vecchietti – i soliti da sempre - che in costume e cappellino si mettono sulla panchina difronte al mare a prendere il sole esibendo, senza alcun timore, le loro enormi panze da bevitori di birra.
Solo allora mi accorgo che fa caldo, che l'estate è arrivata e che il lunghissimo lungomare, che percorro quasi ogni mattina, comincia a popolarsi di una fauna umana variopinta e variegata.
Lavavetri cingalesi in agguato come vietcong ad ogni semaforo e zingare con al seguito figliolate interminabili che sbucano da sentieri nascosti dall’erba gialla e che portano alle case apparentemente in rovina tra il mare e la ferrovia.
Pescatori della domenica, del lunedì, del martedì ….avvitati da sempre allo stesso scoglio.
Surfisti sovrappeso e micro costume e tavola in precario equilibrio sulla testa che attraversano la strada, puttane sformate in libera uscita, casalinghe abbrustolite dal sole con prole al seguito, giovanotti che corrono con cani al guinzaglio e padri che, invece, fanno la stessa cosa spingendo la carrozzina con dentro il marmocchio dormiente.
E ancora signore e signori avanti negli anni che fanno footing muovendosi come marionette a molla caricate male agghindati in improbabili mises dai colori più o meno sgargianti, e ancora, man mano che ci si avvicina alla città, signore della città bene fresche di parrucchiere che in tuta di marca mettono in mostra la loro mercanzia rassodata da mesi e mesi di esercizio invernale e torme di ragazzini che hanno bigiato la scuola e corrono felici al mare.
Il mio preferito, mentre accaldato e sudaticcio, in giacca come se dovessi andare al mio matrimonio e mentre bestemmio in aramaico contro l’ennesimo rosso del semaforo e il solito cazzone con gli occhiali a specchio e il telefonino incollato all’orecchio che cerca di superarmi con il suo SUV comprato a rate, è Jordan.
Jordan è un signore piuttosto anziano, magro come un chiodo, che in pantaloncini corti e canotta bordeaux del genio del basket, fascia di spugna bianca intorno alla testa calva fa footing caracollando sulle sue gambe arcuate.
La cosa curiosa è che non l'ho mai visto in faccia.
Ma mi ci sono affezionato, è un punto fermo oramai per me.
Quando non lo vedo mi preoccupo quasi fosse uno di famiglia

“Lo vuoi un caffè?” – chiede quello
“Corriamo a prenderlo” – risponde l’altro

1 commento:

arzach ha detto...

@ pippi : grazie :-)