mercoledì 20 luglio 2011

Lo vuoi un caffè? # 253 - Genova per noi


Dieci anni fa in questi stessi giorni a Genova si svolgeva il G8.
Dieci anni fa in diretta TV e sotto l'occhio di una miriade di telecamere, reflex, macchine fotografiche di ogni tipo e modello abbiamo assistito al massacro di una generazione che tornava ad interessarsi di politica nel senso più nobile.
Mi riferisco a quelle migliaia di persone che andarono a Genova per dire ai cosidetti Grandi della Terra, in maniera confusa magari, ingenua anche, ma credendoci che le cose potevano essere diverse, che potevano andare meglio e che il mondo non aveva bisogno di muri ma di maggiori diritti e di doveri rispettati, che non aveva bisogno di violenza ma di pace e di partecipazione.
Si trattava di una generazione che aveva intuito quelli che sarebbero stati i temi forti e veri dei quali la politica avrebbe dovuto interessarsi, che aveva visto i limiti e i danni della globalizzazione galoppante; limiti e danni che oggi sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti e nelle agende anche dei governi.
Genova 2001 fu anche, ed è la cosa più schifosa, un monito violento a tenere giù la testa, a farsi i cazzi propri e a non rompere le palle e a ricordare a tutti che anche se formalmente vivi in uno stato di diritto se la alzi la testa senza permesso te la rompono.
Quello che accade a Genova in quei giorni fu preparato e premeditato nei mesi precedenti e la prova generale di quello che sarebbe accaduto venne fatta a marzo a Napoli - quando regnante Dalema, e quindi la "sinistra" - la polizia caricò le manifestazioni dei no global in Piazza Plebiscito.
Il copione era scritto in anticipo ed era anche facile leggerlo.
Bastava vedere i vari parolai Casarini, Caruso e compagni - con la loro sovraesposizione mediatica - dal sig. Vespa of course - che con le loro cazzate provocatorie prepararono il terreno e fornirono la giustificazione, l'alibi, per quello che accadde nelle strade della città ligure lasciando intendere che tutti i partecipenti alle manifestazioni di genova sarebbero stati come loro - cazzari di prima cioè - e non persone entusiaste, interessate, pacifiche.
Oggi questi signori insegnano chi nelle Università come Caruso - sociologia sic! - oppure scrivono libri pubblicati dalla Mondadori, casa editrice di proprietà di tal Silvio Berlusconi, come Casarini alla faccia dell'antagonismo tante volte proclamato.
Si vede che fare l'estremista è un buon modo per trovare lavoro.
Per capire quello che sarebbe successo bastava seguire con una certa attenzione la campagna mediatica messa in atto dai servizi segreti e amplificata dalla stampa per creare la tensione giusta, necessaria, per far scattare la scintilla - la sospensione di Schengen, il sangue infetto che i black block si preparavano a lanciare contro la polizia, ecc.ecc.
Tutti provvedimenti che non servirono a nulla - perchè i black bloc a Genova fecero quel che cazzo vollero alla faccia di 7000 uomini delle forze dell'ordine schierati e che invece di arrestare quei "bravi ragazzi" vestiti di nero preferì - chissà perchè - caricare i cortei autorizzati.
Alla fine ci fu anche il morto, come sappiamo, a far capire a tutti come stavano le cose.
Genova 2001 fu uno shock per chi, credendo di essere in uno stato di diritto e di potersi fidare delle istituzioni democratiche scopriva amaramente che il nemico era rappresentato dalle forze dell'ordine che massacravano la gente inerme per strada nella più totale impunità, sotto gli occhi delle telecamere, coperte indegnamente da certa politica sia di destra che di sinistra.
Ci siamo - giustamente! - indignati per Abu Garib e Guantanamo qualche anno dopo ma non dimentichiamo anche le prove fatte nella caserma Bolzaneto, dove vennero sospesi e negati per tre giorni i diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione da quelle stesse persone che quella Costituzione avevano giurato di difendere e rispettare.
Ci indignamo delle rappresaglie contro qualche inerme, lontano, campo profughi in qualche lontanbo paese del terzo mondo, ma non dimentichiamo la rappresaglia - non c'è altro modo di definirla se non massacro - della scuola Diaz e il castello di coperture falsità e reticenze messo in atto in seguito per coprire le responsabilità di quanto accaduto e di chi gestì la "macelleria messicana".
I funzionari implicati nei fatti di Genova e del G8 pur condannati nei Tribunali sono stati promossi ad incarichi di prestigio dal Ministero dell'Interno.
Il medico che a Bolzaneto rinviò in cella una ragazza ferita dicendole "muori pure" ha ricevuto di recente il bonus produttività dalla Asl dove lavora.
"Dopo quanto accaduto alla Diaz e Bolzaneto lo Stato avrebbe dovuto farsene carico e qualcuno avrebbe dovuto dimettersi. Oltre alla responsabilità personale esiste anche quella istituzionale. Davanti a carriere che progrediscono normalmente, mi viene da pensare che ci troviamo di fronte ad un ordinamento autoreferenziale " - ha detto l'altro giorno il Procuratore Generale Luciano Di Noto.
Non posso che essere daccordo.
Qualche anno fa mi è capitato di recarmi a Genova per lavoro.
Non ho resistito alla tentazione di chiedere al mio cliente di mostrarmi i luoghi di quei giorni.
E lui, gentilmente, si è prestato e mi ha accompagnato con la sua auto a fare un giro per le strade della città che furono teatro degli scontri e dei pestaggi di quei giorni.
Mi hanno colpito molto, chissà perchè poi, le dimensioni di Piazza Alimonda dove fu ucciso Carlo Giuliani al termine di ore di scontri e della aggressione alla camionetta dei carabinieri.
Una piazza talmente piccina che chiamarla piazza è quasi farle un regalo.
Fermo sulla gradinata della chiesa, chiuso nella mia brava giacca grigia, ho pensato in quel momento e lo penso ancor oggi che quello era un posto troppo piccolo per seppellire una intera generazione.

"Lo vuoi un caffè?" - chiede quello
"No grazie . Ho lo stomaco chiuso" - rifiuta quello

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