mercoledì 2 ottobre 2013

Lo vuoi un caffè? # 373 - Varia Umanità (più o meno dolente)



Il collega quando ci incontriamo mi porge la mano come se fosse la cosa più preziosa che abbia e stringe la mia con appena tre dita. 
Mi chiedo se sia solo geloso, per qualche motivo che non voglio sapere, delle sue estremità periferiche superiori e tema che gli rubi qualche dito o se sia solo schifato del contatto con l'altro. 
In entrambi i casi il suo atteggiamento mi fa incazzare.

Dopo aver atteso per quasi due anni l'udienza, prima di entrare in aula, il mio cliente mi confida di ricordare più nulla di quello che è successo ed essendo noi gli attori la questione è di una certa gravità. 
Non so se imputare l'amnesia al tempo trascorso dai fatti oppure all'ennesimo caffè corretto grappa - rectius all'ennesima grappa corretta caffè - che si è scolato al bar del Tribunale.

La collega H che incontro dopo lunghissimo tempo giustifica il suo ritardo nel rispondere ai miei numerosi messaggi con il fatto di essere diventata mamma.
"Tre anni fa però!!!" - mi verrebbe da farle notare.

All'ingresso del Palazzo di Giustizia i vigilantes fermano solo quelli vestiti male, da poveracci...
Se volessi introdurre una bomba atomica in questo edificio sarebbe la cosa più semplice del mondo.
Mi basterebbe indossare una bella giacca.

Dopo la soppressione delle sezioni distaccate dei Tribunali per effetto di una cosiddetta riforma le file dietro le porte degli uffici si sono allungate a dismisura. 
Per iscrivere un atto si sfiorano oramai le tre ore di attesa. 
Il collega T mi comunica serissimo che da domani cambia mestiere ed apre un servizio buffet ambulante per coloro che sono in attesa nei corridoi del Tribunale. 
E' sicuro di raddoppiare le sue entrate.

"L'unica cosa buona del collega è la sua praticante nuova" - mi fa notare viperino il collega T indicando la bella figliuola dagli occhi azzurri che da qualche tempo accompagna il noto e attempato collega dispensando in giro sguardi assassini. 
Il collega è noto non perchè lo conoscano in molti ma perchè molti sanno quanto sia scorretto in udienza.

La signora T mi sorprende chiamandomi al telefono in studio.
E' la cliente di un noto collega cui ultimamente si accompagna una bella figliola dagli occhi azzurri. In una procedura oramai conclusa era la mia controparte. Mi chiede come deve fare per definire la questione delle spese dovute al termine di una, per lei, disastrosa causa e mi chiede con una voce che trasuda una stanchezza antica se posso seguirle una sua questione.
Mi precisa che con il noto collega non vuole averci più nulla a che fare.
A volte questo mestiere riesce ancora a regalarmi qualche soddisfazione.

"Lo vuoi un caffè?" - chiedec quello
"Un caffè no...Meglio un surrogato di cicoria" - risponde l'altro

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