martedì 30 settembre 2008

Lo vuoi un caffe? #001 - Sudamerica, sudamerica...


Il signore sul pianerottolo delle scale impugna il cellulare con la destra.
Con la sinistra fa strani gesti e muove le labbra facendo strane smorfie.
Ci metto un paio di secondi per realizzare che si tratta di un sordomuto che parla al videotelefonino.

Bruna, ben truccata, orecchini vistosi e un fondoschiena da paura.
In aula tutti invidiano il collega che sta discutendo con lei.
Il caso vuole che me li trovi accanto mentre parlano fra loro.
Lui a lei, serissimo: "Non capisco la tua posizione. Faresti meglio ad assumere un atteggiamento più flessibile per il bene di tutti se vogliamo giungere ad accordo".
Lei a lui, serissima: "Sono sempre stata molto flessibile e nessuno si è mai lamentato".
Spero stiano parlando della causa.

F. mi saluta affabile.
Indossa un cravatta rosa.
La guardo e penso che non mangerò salmone per il resto dei miei giorni.

Quando passa lei, come canta Benvegnù in una delle sue canzoni, tutti si girano a guardarla, sempre.
Bionda, belle gambe, tacchi a spillo anche a ferragosto, non passa inosservata.
"Ma quanto sei bona" - commenta C. ad alta voce.
In quel preciso momento si verifica uno di quegli istanti magici in cui tutti tacciono contemporamente e solo la voce di C. rimbomba in aula come quella di Mosè nel deserto.
Tutti si girano verso di lui, anche il giudice là sulla cattedra alza la testa.
Chissà che fine a fatto... son diversi giorni che non lo vedo in giro.

"Vorrei ritirare gli atti notificati la settimana scorsa" chiedo.
"E tu che mi dai?" mi risponde sorridendo il cancelliere.
A volte è proprio difficile iniziare la settimana.
Il collega è uno di quelli rampanti, uno di quelli con il nodo grosso alla cravatta - arancione per giunta brrrr.
"Mò e quella chi è?" - mi fa indicando la bionda che sta passando per il corridoio in quel momento.
Mi stringo nelle spalle e dico che non lo.
"Mo famm sci avde c'ie"-  mi fa lui in barese stretto e parte all'attacco.
Mi allontano sorridendo.
Chissà che faccia farà quando scoprirà che ha appena abbordato il nuovo giudice.

L' ufficiale giudiziario è nel suo ufficio e discute con qualcuno.
Dapprima non si sente quasi nulla, poi le voci si alzano sempre più alte, più alterate.
Io e l'altro collega in attesa ci scambiamo uno sguardo come a dire "ma proprio oggi....".
Le voci diventano urla altisssime, la porta si spalanca all'improvviso e ne vien fuori un tipo, viola in viso, con la lingua di fuori che fa in tempo a biascicare "il cuore..." e si accascia al suolo.
Io e l'altro collega corriamo al soccorso, lui inizia a chiamare terreo in viso il 118.
Vien fuori l'ufficiale giudiziario calmo come Budda dopo una settimana di meditazione fumando una sigaretta.
Tira una boccata, indica il tipo in terra in preda alle convulsioni e rivolgendosi a noi fa:"Non vi preoccupate è tutta scena ogni volta che gli faccio un pignoramento vien qua e fa tutto sto teatro."
Si gira e rientra nell'ufficio. 
Io e il collega ci guardiamo stupefatti.
Poi guardiamo l'infartuato.
Sta già rialzandosi.

La porta è chiusa. Il cartello appiccicato sopra dice, correttamente:"Porta chiusa".
La sedia è rotta. Il biglietto dice, correttamente: "Sedia rotta".
C'è un che di surreale in questo Tribunale che mi sfugge.

L'ultimo ricordo che ho di lui risale ai tempi del liceo.
Lui che durante una gita balla con quell'assatanata della prof di filosofia cercando di salvare l'anno.
Le ultime notizie me le ha date anni fa S. dicendomi che lo aveva incontrato in treno e che lo aveva intrattenuto parlandogli di astrologia cartomanzia degli elementi primari aria terra fuoco...
Oggi l'ho reincontrato e scopro che fa l'avvocato. 

"Lo vuoi un caffè?" - chiede quello
"Si" - risponde l'altro

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