martedì 10 marzo 2009

Lo vuoi un caffè? #031 - Sigh!, transit gloria mundi

Sob4
photo by Piotr Kowalik
photo.net/photos/koval

Fino all’ultimo ero convinto di quanto avevo da dire su quel maledetto semaforo e sulla rapidità con cui passa dal verde al rosso..
Ero pronto a minacciare causa, citare sentenze …
Poi vedermi mentre attraverso con grande disinvoltura l’incrocio con il rosso, le maniche della camicia arrotolate sulle braccia, dopo una caldissima mattinata di luglio trascorsa in udienza è stato davvero troppo… .
L’avvocato colto in flagranza di reato ….
Non ho potuto fare a meno di ridere guardando le foto dell'autovelox.
Anche il capo dei vigili mi guarda e sorride, quello st....

"Vuoi un caffé?, un the? me?" - le fa allegro quello.
"Un caffè basta" - risponde lei gelandolo

La macchina che mi precedeva è scomparsa.
Una nuvola di polvere sul bordo della strada al margine del campo visivo.
Parcheggiare sul bordo della strada con le frecce accese e correre verso il luogo dell’incidente è un unico gesto; il cuore in gola per quello che temo di trovare.
L’auto con le ruote in alto come una tartaruga capovolta; intorno le facce stupite degli operai che lavoravano nel giardino nel quale si è schiantata.
Il conducente, con cellulare stretto tra i denti, il viso rigato di sangue, le dita mozzate trattenute da lembi di pelle si avvia sulla sede della statale silenzioso lo sguardo spiritato prima di accasciarsi sull’asfalto e urlare, urlare, urlare di dolore.
Un carabiniere lo raggiunge insieme ad una donna che si qualifica come medico mentre chiamo i soccorsi.
Il tipo in stato di choc si rialza e comincia a correre sulla sede stradale tra le macchine urlando frasi sconnesse; lo inseguono in tre e lo placcano come in un incontro di rugby e gli si siedono sopra per tenerlo fermo mentre la dottoressa gli disinfetta le ferite con dell’acqua in attesa dell’arrivo dell’ambulanza.
Con altri due rallentiamo il traffico agitando i nostri giubbini rifrangenti, eleganti nei nostri vesti grigi e con le nostre cravatte in tinta.
Una scena surreale, un palio fuori stagione ...
Si forma una colonna di auto e di camion, è l’ora di punta, le facce dei conducenti e dei passeggeri, le bocche aperte in una espressione vocale di incredulità.
Colleghi diretti in Tribunale mi passano davanti e mi guardano interrogativi. prevedo già le domande cui dovrò rispondere più tardi.

"Lo vuoi un caffè?" - chiede quello
"No grazie ho lo stomaco in subbuglio" - risponde l'altro

Una trasferta lunghissima, una udienza in capo al mondo, davanti ad un giudice tignosissimo, gli appuntamenti del pomeriggio, le telefonate sul cellulare.
Ho gli occhi gonfi di sonno sulla via del ritorno su questa eterna e interminabile strada che dalla Calabria sale verso la Puglia.
Traffico, camion, negozi di pianoforti in mezzo al nulla, ruderi della riforma agraria, canali di irrigazione, campi coltivati verdi e grassi …
Umore ai minimi storici neanche fosse un depresso indice di borsa, le tempie che pulsano feroci...
Ancora una deviazione per lavori in corso un incolonnamento, rallentare, fermarsi, attendere il segnale di passaggio.
Fermo in fila guardo fuori dal finestrino.
Fuori c’è una tavolozza di caldi, solari.
Centinaia di piccole sfere gialle arancioni e rosse e verdi perfettamente allineate.
L'abbagliante bancarella di un fruttivendolo ambulante.
Un signore elegantissimo un turbante sikh lindo in testa e camiciona in tinta la faccia olivastra, nelle mani globi arancioni succosi.
Mi guarda ieratico e sorride, sereno.

"Lo vuoi un caffè?" - chiede quello
"Ok ma al prossimo autogrill che lo fanno più buono" - riponde l'altro esperto.

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