mercoledì 26 agosto 2009

Ritratto di città - New York - C'era una volta in America...

Lorenza Gigante in New York
photo Saxon studio
Mia nonna materna si chiamava Lorenza e di cognome faceva Gigante. Era nata ad Alberobello nel 1896. Io me la ricordo bene, avevo 10 anni quando è morta nel 1978.
Nel 1913 a diciassette anni è andata in America, anzi “all’America” come dicono gli anziani da queste parti. Li ha lavorato nel Bronx come sarta, anzi come modista, pare fosse molto brava, si è fatta scattare almeno una foto da mandare ai parenti in Italia, da un fotografo che si chiamava “Saxon” e andava la lavoro con la subway oppure con la sopraelevata - che adesso non c'è più! - e la cosa che più le è rimasta impressa erano gli ebrei venditori di diamanti che cercavano di venderle gemme grandi “come un cece, così”.In America è rimasta fino al 1919 quando è tornata in Italia, a casa portandosi dietro un grosso baule di legno da viaggio con tanto di borchie, chiavistello e carta fiorata all’interno e biglietti di viaggio appiccicati sulla parte posteriore talmente bene che son diventi parte stessa del legno.
Nel baule c’erano, oltre ai molti ricordi, andati persi con lei, ricordo vagamente un piccolo puzzle raffigurante un veliero - che non so che fine abbia fatto - e delle vecchie carte.
All’epoca bambino quale ero mi colpi più il puzzle che le carte. Venti e passa anni dopo invece furono quelle carte ad attirare la mia attenzione.
Un giorno, credo dopo la morte di mia zia Rosa, la sorella di mia madre della quale il baule per espresso e indissolubile accordo tra zia e nipote “grande” costituiva la mia eredità.Custodite in una comunissima busta di plastica per alimenti quel giorno trovai un passaporto del Regno d'Italia rilasciato “in nome e per conto di sua maestà Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e volontà della nazione Re d’Italia” n. 2933 a Gigante Maria, un biglietto n. 2517 della società di navigazione generale italiana per il vapore "Duca D’Aosta"di bandiera italiana” da New York a Napoli intestato a Gigante Maria, ma c’era anche un altro nome quello di mia nonna Lorenza cancellato da un deciso tratto di pennino un “foglio di via” privo di foto, sicuramente riciclata per altra occasione, del Regio Consolato Generale d’Italia in New York datato 15 ottobre 1919 intestato a Gigante Maria, una lettera della ditta dove lavorava scritta in un inglese pieno di svolazzi eleganti, alcune foto.
La discussione che ne seguì con mia madre fu illuminante.“Sono i documenti e il passaporto di mammà quando è andata in America” “Ma scusa tua madre nonché mia nonna non si chiamava Lorenza mica Maria?”, “Si ma è andata con il passaporto della sorella. Mi ricordo che mamma diceva sempre che zia Maria era magrolina e malaticcia tant’è che raccontava sempre che al controllo, dato che sul passaporto c’è scritto colorito smunto malaticcio e lei era una ragazzona il tipo, il controllore gli fece come colorito malaticcio? quest’è è ‘na bedda guagliona bianca e rossa” – espressione rimasta nella storia di famiglia perché, per una ragazza nata alla fine del diciannovesimo secolo, era come se qualcuno avesse detto ad un ricevimento di gala ad alta voce ad una delle invitate “Signora lei ha delle tette bellissime me le faccia vedere adesso?” “Quindi mia nonna era una clandestina!” - insisto “Ma no che dici. Vattin va...” - risponde mia madre utilizzando una tipica sua espressione “Beh se uno va in un posto con i documenti di un altro è un clandestino” “Ma allora funzionavano cosi le cose” “Ma che dici? Mica le regole le facevo quelli che partivano …” e via così. Insomma sulla nonna clandestina la discussione degenerò presto in una di quelle liti famigliari che si ricordano per tanto tempo.
E’ dura riuscire a far accettare ad una ragazza degli anni trenta, mia madre, che mia nonna, sua madre, vittoriana e austera e severa, possa aver infranto, magari per semplice bisogno, la legge.
Deciso chiarire la cosa cose mi misi a fare ricerche. Su internet con mio padre che incuriosito dalla faccenda cominciò a chiedermi notizie di un suo zio ci imbattemmo nel sito http://www.ellisisland.org/ che contiene l’elenco completo dei nomi di ben 25.000.000 di persone che sono passate per Ellis Island quando questa era il punto di ingresso negli stati uniti dal 1892 e fino al 1954. Lo zio di papà Leonardo Nitti detto Narduccio, lo trovammo subito: arrivato in Usa nel 1903 e tornato dopo la grande crisi del 1929 anche se si narra che rischiò di tornare con l’U.S. Army durante la Grande Guerra dato che si era arruolato per acquisire la cittadinanza americana.
Al record di Lorenza Gigante non risultava nessuno. A quello di Maria Gigante invece si. Gigante Maria arrivata il 13 dicembre 1913 a bordo di una nave chiamata “Principe di Piemonte”.
Questa nave costruita per il Lloyd Sabaudo nel 1889 e il cui nome viene modificato a volte nei registri in “Principe de Piemonte” o semplicemente “Principe Piemonte” nel 1914 passò a fare servizio poi alla linea Rotterdam - New York e nel 1916 ad altra compagnia con bandiera inglese a fare la tratta Avonmouth - New York. Fu silurata dai tedeschi nel 1917 durante la grande guerra al largo delle coste irlandesi. Sulla nave quel giorno dell'arrivo a New york della nonna c’erano 676 passeggeri gli italiani, quasi tutti campani e salentini, e gli altri,quasi tutti turchi, greci, più qualche serbo e libanese. Sulla nave vi era un gruppo di “Alberobello Girls”, infatti oltre mia nonna c’erano tale Dragone Grazia, di anni 17, una sua amica?, Anna Rosa Sgobba di anni 26 e Vittoria Sgobba, di anni 20, queste ultime forse parenti, magari sorelle? chissà e un signore tal Anriese Vito Andrea di anni 34 sposato che forse le accompagnava.
E data la propensione al massacro dei nomi e dei cognomi da prte dei funzionari yankee dell'immigrazione visibile nelle liste degli immigrati sbarcati in America forse il cognome di quest’ultimo sulla lista è stato storpiato, potrebbe essere anche Argese o Annese che mi sembrano più nostrani.
Tutti i dati coincidevano salvo uno, oramai accertato dalle indagini famigliari, leggasi lunghe telefonate tra mia madre e suo fratello, cioè che Maria Gigante non si era mai mossa da Alberobello. Quindi mia nonna Lorenza Gigante era – ragazzaccia!!!! - una clandestina.
Quando sono stato a New York sono voluto andare a  Ellis Island. Volevo assolutamente vedere i posti dove mia nonna era sbarcata, era un mio personale piccolo pellegrinaggio se vogliamo in quei luoghi.
Seguendo il percorso didattico che mostra ai turisti come si entrava in America ho pensato al coraggio che le è servito per farsi mettere negli occhi una specie di uncino per verificare la presenza del tracoma, per non tradirsi mai salvo forse al ritorno quando ha dato al bigliettaio il suo vero nome invece che quello della sorella, correggendosi prontamente, il biglietto di ritorno è li testimoniarlo.
Mi sono chiesto che cosa avrà provato a vedere la Statua della Libertà, se sapesse qualche parola di inglese...
Domande fondamentalmente inutili dato che di risposte non ce ne possono essere.
Al mio ritorno da New York parlando con mio zio Ugo , il fratello di mia madre, ho scoperto che in America ci è andato anche mio nonno, il marito di Lorenza, Vito Foschi, insieme al fratello Pietro. In America lor due sono sbarcati insieme ad altre 1266 persone tra cui altri sei compaesani – Maraffa Donatonio, 22 anni, Maraffa Grazia 19, Maraffa Leonardo 17, Esperti Chiara 19, Esperti Maria 18, Laneve Angelasanta 20 - l’11 maggio 1920 dalla nave “Madonna”. Nave battente bandiera francese e destinata alla rotta Mediterraneo New York e demolita nel 1934 in Italia dopo aver prestato servizio dal 1924 sulla rotta tra l’Africa occidentale e Marsiglia.
Mio nonno poi tornò in Italia dopo aver fatto l’autista e il minatore in America, conobbe mia nonna e la sposò, emigrò nuovamente durante gli anni del regime fascista per un periodo in Africa Orientale, nelle Colonie a fare l’autista di camion, rischiò di essere mandato nuovamente in guerra, la seconda,  dopo che si era già fatto la prima con il grado di sergente carrista, il che significa che non guidava un carro armato ma un camion sia chiaro.Nel 1943 abitava da anni a Fasano dove guidava i pullman e dove si narra che una sera nel 1943 cercasse insieme ai suoi colleghi di evitare che i crucchi in ritirata si fregassero i mezzi e di una botta di chiave inglese data in testa sull’elmetto ad uno di questi quando furono scoperti e prima di filarsela di corsa. Si ristabilì nuovamente ad Alberobello dove continuò a fare l’autista costruire radio e a leggere di tutto. Nel 1956 è morto in un incidente d’auto, investito da un pullman in retromarcia. Mio nonno nelle foto quando era giovane somigliava a Charlie Chaplin.
Vito Foschi - al centro
Il fratello Pietro è rimasto negli States dove ha aperto una pasticceria – antica tradizione famigliare da parte materna – “Foschi & Sons” - in un posto chiamato Paterson NY.
Non è più tornato a casa se qualche volta a trovare i parenti o mandare monete d’argento da mezzo dollaro al momento della mia nascita con la faccia di JFK. Da bambino, ma piccolo!, con i miei siamo andati a trovare un signore e sua moglie.
La cosa che ricordo meglio è che aveva una nave in miniatura che aveva costruito lui - ma mica tanto piccola ! era forse lunga due metri !!! o forse ero io che ero piccolino - in una specie di vasca da bagno. Io bambino babbiai alla grande difronte ad un cosi grande giocattolone. 
Oggi mi viene da pensare che, forse, era una copia del “Madonna”, la nave che lo aveva portato con il fratello in America. 
Anzi "all'America"


Ellis Island today
Foto 1_Land of Hope and Dreams _Liberty Island view to Battery Park
Foto 2_Serenità - Ellis Island
Foto 3_ Sala dell'interrogatorio - vista dal banco dell'ispettore
Foto 4_Skyline of New York _View to Ellis Island
Foto 5_Sala dell'interrogatorio - vista daqll'alto
Foto 6_ The American Immigrant Wall of Honor - Ellis Island
Foto 7_ The American Immigrant Wall of Honor -Ellis Island
Foto 8_Ellis Island view to Liberty Island

Link this post: The Old New York City Project -http://www.francescoargento.it/ellis_island.html

3 commenti:

gaz ha detto...

Queste storie mi appassionano sempre molto, questo tuo ricordare con i ricordi della tua famiglia e che diventa il tuo "lessico familiare".
A proposito, babbiare che significa?
Se vuoi potresti spiegarlo in Dialetticon ;-)

Ciao Arzach

arzach ha detto...

@pippi: ellis island è un luogo commovente anche senza avere nonne clandestine. E un posto nel qaule è passata tanta di quella storia minut piccola che le è rimasta secondo me attaccata addosso. da vedere assolutamente. :-)

arzach ha detto...

@ pippi: babbiare significa rimanere stupiti, senza parole a bocca aperta.:-) Ciao su dialetticon