martedì 10 aprile 2018

Lo vuoi un caffè? # 428 - Mani in pasta



Ritratto
Arzach photo 

Luglio.
Il caldo torrido cuoce l’asfalto nelle strade e fa tremare l’aria. 
Con il collega V. affrontiamo la calura tropicale per recarsi al bar nei pressi del tribunale, un’oasi di frescura e di aria condizionata. 
Esausti per la traversata ci sediamo al banco per il nostro meritato caffè. 
Ci rendiamo subito conto che  il centro della attenzione del locale è rappresentato dalla coppia che siede al banco sorseggiando  una bibita fresca e mangiando noccioline salate da una coppetta.
Lui, cosciente di essere l’oggetto delle attenzioni voluttuose della vistosa collega , ingessato nel suo completo di lino bianco con cravatta in tinta, sorbisce con invidiabile aplomb la sua bibita a piccoli sorsi annuendo di tanto in tanto alle parole del "femminone" che  gli siede di fronte.
Lei, arroccata in cima al suo sgabello e strizzata in un vestito talmente corto e aderente da lasciare ben poco spazio all’immaginazione dei presenti, si protende in avanti esibendo un’ampia visione delle sue abbronzate rotondità che fanno capolino da un altrettanto ampia scollatura dalla quale spunta un lembo in pizzo del suo reggiseno sul quale è fissato lo sguardo allucinato del barista che, dietro il banco, asciuga da cinque minuti lo stesso bicchiere.
Lui, continuando a bere a piccoli sorsi la sua bevanda finge di non rendersi conto delle attenzioni della sua interlocutrice e continua ad ostentare una invidiabile, britannica, tranquillità.
Lei però non si dà per vinta e continua contemporaneamente a parlare e a masticare noccioline spruzzando di tanto in tanto di briciole il suo ampio decolletè che spazza con noncuranza con la mano ingioiellata causando dei momentanei principi di infarto all’ormai imbambolato barista.
I motivi geometrici sul suo vestito faticano a rimanere fermi e ancorati al tessuto scivoloso a causa dei suoi continui movimenti. 
Sembra quasi che, da un momento all’altro, la tipa debba sgusciar fuori dal suo abito come dentifricio da un tubetto strizzato erroneamente. 
Il barista, peraltro non senza ragione, sembra quasi che non aspetti altro, come del resto buona parte della popolazione maschile presente nel locale.
Incuriosito dalla situazione cerco di capire di cosa stiano parlando e aguzzo pertanto l’udito.
Lei a quanto comprendo, sta raccontando al malcapitato collega le sue ultime avventure giudiziarie, in particolare dell’ultimo procedimento seguito in materia di famiglia, nel quale rappresenta il marito. Poiché parla con una foga degna di miglior causa, ad un certo punto, come tutti coloro che cercano di fare colpo su qualcuno, inciampa nelle parole e distintamente se ne viene fuori con un icastico : ".... da quando l’ho preso in mano lui è molto più sereno e contento”.
Prima che qualcuno possa reagire il barista riemerge dal suo stato comatoso e risponde,tenuto conto della situazione,  nell’ unico modo possibile: "Beato lui!" . 
Il mio collega nebulizza il suo caffè prima di cadere in terra violaceo colpito da un irrefrenabile  attacco di tosse.

"Lo vuoi un caffè?" - chiede quello 
"Non ora, grazie! Adesso ho le mani occupate" - risponde l'altro

1 commento:

annathenice ha detto...

arzach, sei tremendo!!!
ahahahah
anna