giovedì 22 settembre 2011

Lo Vuoi un caffè? # 260 - Targhe alterne


airports for dummies
foto di arzach 2010


La targa dello studio per un avvocato è un pò come la coperta per Linus.
Un feticcio irrinunciabile, l’affermazione della propria, precaria, temporanea, esistenza in questo mutevole mondo; un po’, se vogliamo, come la sella per un cow boy.
Posso abbandonare uno studio ma non la mia targa…
In giro nelle nostre città se ne vedono di ogni tipo e dimensione e materiale.
A me piacciono molto quelle discrete, classiche, con sfondo color bronzo e la scritta nera semplice senza fronzoli e svolazzi, non incisa e riempita di colore che poi magari, con il tempo, viene via dando l’idea dell’abbandono.
Mi colpiscono lasciandomi un po’ perplesso alcune targhe in plexiglas che fanno molto sede di assicurazione di periferia più che da studio legale con scritte in blu o verde.
Trovo francamente inaccettabili alcune targhe monumentali, quasi delle lapidi alla memoria, coperte di ghirigori e svolazzi più grandi dello studio che dovrebbero segnalare.
Poi ci sono quelle multiple con in alto il nome dello studio o del boss dello studio e sotto gli alloggiamenti per i soci e i praticanti; un pratico accorgimento questo per evitare di dover sostituire l’intera placca quando qualcuno va via o viene allontanato da uno studio.
La mia targa è in alluminio color bronzo con la scritta in color bordeaux ed era affissa originalmente al muro con quattro distanziatori.
Dico originariamente perché dopo anni di onorato servizio la targa, peraltro regalatami da mio padre, venne squarciata da, presumo, un distratto cazzone aprendo il portellone posteriore di un camion.
Dico questo perchè data l’altezza della targa, tipo di danno, il fatto che non seguo il penale e che una parte considerevole dei miei clienti all’epoca aveva una certa età non vi erano ragioni di temere per l’incolumità mia o dei miei beni.
Con la santa pazienza e l’aiuto prezioso di un amico provvidi a farmi rifare una nuova targa dello stesso tipo e a riposizionarla nello stesso posto.
Meno di due mesi dopo la targa venne asportata dopo essere stata, letteralmente, sradicata dal muro.
Ora io sono un tipo pacifico ma vi posso assicurare che in quella occasione ho augurato le peggio cose a quel o a quei figli di buona mamma che mi hanno fatto questo.
Sinceramente spero siano ancora seduti sul water colti da perniciosi attacchi di diarrea.
Con la santissima pazienza e bestemmiando in almeno sette lingue contemporaneamente ho provveduto nuovamente a far rifare la targa – per la terza volta sempre nello stesso targhificio e dopo aver dubitato seriamente della proprietaria – “Signora ma non è che è lei che manda in giro qualcuna la sera a tirar giù le targhe che avete fatto per incentivare il mercato?” – con l’aiuto preziosissimo del solito amico abbiamo provveduto a reinstallare la targa.
Questa volta però senza distanziatori più in alto, molto più in alto, e incollata al muro con del silicone e fissata alla parete con delle viti lunghissime.
Cosi se qualcuno proverà a toglierla un'altra volta spero che la targa insieme con il tufo al quale è fissata caschi addosso, in un unico blocco, a quel simpatico essere schiacciandolo.
Ho già avvisto quello del condominio che i danni e la pulizia del marciapiede dal sangue la pago io.

"Lo vuoi un caffè?” – chiede quello
“Siliconato grazie“ – risponde l’altro

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