lunedì 16 luglio 2018

Lo vuoi un caffè? #433-Elevator going up!

                                          Arzach foto

Lunedì mattina.
Sono in attesa che l’ascensore si decida che è giunto il momento di fermarsi al mio piano.
Lo scatolone malandato della cabina continua imperterrito a vagare tra un piano e l’altro senza decidersi a scegliere quando fermarsi al pianterreno.
Finalmente, dopo un quarto d’ora di paziente attesa, il vetusto apparecchio decide che è arrivato il mio momento e mi spalanca le porte.
Entro.
Stranamente non c’è nessuno all’interno, normalmente la densità per metro quadro è tale da permetterle di rivaleggiare con Calcutta. Oggi, invece, ci sono solo io. E pertanto mi posso godere lo spettacolo dei fori delle viti dai quali è possibile vedere chi sale le scale, muti testimoni di quanto la macchina abbia bisogno di manutenzione.
La cabina si ferma al primo piano.
Entra un collega magro, sudaticcio, vestito di scuro con la faccia preoccupata.
Lo saluto ma lui non ricambia neanche il mio cenno di saluto.
L’ascensore riparte e si ferma al secondo piano, seconda stazione di una via crucis alla quale ormai siamo abituati.
Entrano due agenti della polizia penitenziaria che subito si pongono al fianco del collega, il quale mi guarda preoccupato.
Finalmente arriviamo alla mia destinazione, il quarto piano, scendo e guardandomi indietro vedo il collega stretto tra i due poliziotti  come se fosse un detenuto in attesa di essere condotto in carcere.
E di fronte a questa scena non riesco a trattenermi dall’augurargli buona fortuna.
Così impara, il maleducato.

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 "Lo vuoi un caffè?”-chiede quello
"Veramente preferirei una spremuta di arance”-risponde l’altro

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