martedì 28 aprile 2020

Lo vuoi un caffè? #470 -Affetti (In)Stabili




È indubitabile che questa benedetta pandemia stia cambiando anche il linguaggio giuridico oltre che le nostre vite quotidiane. Tradurre in termini comprensibili la copiosa produzione legislativa sull’argomento, infatti, sta producendo inaspettate difficoltà.

Mi chiedo dall’altra sera a cosa intendesse riferirsi il Presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di presentazione dell’ennesimo decreto con l’espressione “affetti stabili”.

Ho fatto un sondaggio tra i miei colleghi e i miei amici che operano nel settore dell’ordine pubblico chiedendo la loro interpretazione della suddetta espressione.

Il collega X mi ha risposto, fedele alla sua fama di integralista, che secondo lui con l’espressione “affetto stabile” si deve interpretare intendere solo il proprio coniuge o, al massimo, in una interpretazione estensiva, il promesso sposo. Alla mia domanda se i promessi sposi dovessero essersi già scambiati formale promessa di eterna fedeltà o se fosse sufficiente anche solo un accordo di massima mi ha chiuso in faccia la conversazione. Chissà poi perché?

Il mio amico Y , ufficiale della benemerita, per tutta risposta mi ha inviato un modulo di autocertificazione contenente una esilarante serie di possibili risposte sull’argomento da barrare al bisogno tenendo conto di alcuni parametri quali il grado di parentela, le modalità con le quali ci si è dichiarati, dell’aver trombato o meno con il predetto “affetto stabile”. Ma, purtroppo, non mi ha chiarito chi sia un “affetto stabile”.

Il collega W, invece, ha risposto con sano pragmatismo che per “affetto stabile” si deve intendere il soggetto con il quale in quel momento hai o con il quale vorresti avere un intenso, infuocato, rapporto sessuale. Il collega O, invece, sia pur con alcune sfumature interpretative rispetto a W, traduce l’espressione “affetto stabile” con qualunque soggetto di sesso femminile che abbia una abbondante taglia di seno o, nella sua interpretazione più favorevole, qualunque soggetto di sesso femminile che la dia senza problemi.
La collega S, unica voce femminile, esponente della categoria dei matrimonialisti, si è lanciata invece in una dotta discussione sul fatto che anche l’amante può essere considerato in certi casi e a certe condizioni un “affetto stabile”, sotto tutti i punti di vista a volte molto più del legittimo consorte.

Terminato il mio giro di consultazioni confesso di non avere ancora le idee chiare sull’argomento se non sul fatto che prima riaprono i tribunali e si riprende a lavorare e meglio è per tutti.
 Altrimenti non so dove potrebbe arrivare il livello di follia dei nostri discorsi.

“Lo vuoi un caffè?” - Chiede quello.
“Voglio usciree, fatemi uscireeee…” - Urla disperato l’altro

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