Quello che colpisce è il silenzio.
Si è passati dal caos ad una condizione innaturale di stasi nel giro di pochi giorni.
Si è fermato tutto come dopo una nevicata.
Si parla, anche in studio al telefono, sottovoce quasi a non voler turbare in alcun modo la clausura autoimposta.
Nelle strade non c'è nessuno e le rare macchine che passano lo fanno lentamente in modo di non disturbare, quasi scusandosi di essere in giro..
Il tempo incerto accresce la generale sensazione di straniamento.
In questi momenti ci si gode una pace altrimenti impossibile lontani dai clienti dalle loro lamentele, dei loro problemi, dal tran tran quotidiano della vita di studio.
Si è più portati a porsi delle domande, a cercare le risposte le grandi questioni della vita, a riflettere sul senso della vita…
Però…
…
Che palle!
"Lo vuoi un caffè?" - Chiede quello
"Certo che si. Ci vuole un po' di caffeina per riprendersi" - risponde l'altro
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