Una delle domande alle
quali è più difficile rispondere quando si fa questo mestiere è quella che
prima o poi, inevitabilmente, ti rivolgerà qualcuno dei tuoi clienti: “Quanto tempo
durerà la causa?”. Una domanda alla quale sarebbe anche facile rispondere
compulsando un codice di procedura se non fosse che tra la teoria e la realtà c’è
di mezzo ben più del canonico mare. “Se qualcosa può andar male lo farà” -come
recita la nota legge. Sono tanti, infatti, gli ostacoli che si frappongono tra
l’inizio e la fine di un procedimento giudiziario e che fanno sì che la
risposta alla domanda sulla durata possibile di una causa somigli più ad una
profezia che una vera e propria risposta. Tra vacanze del giudice, eccessivo
carico di lavoro dell’ufficio, problemi nella rete dei computer ecc. ecc. gestire
una causa è un po’ come pretendere di giocare alla roulette russa senza che
nessuno ci rimanga secco. Quando questa mattina aprendo la posta elettronica ho
trovato un messaggio con oggetto: “Eventi particolari” con il quale mi si comunicava
l’anticipo dell’udienza di una mia causa già fissata per l’autunno del prossimo
anno sono rimasto a dir poco sbalordito ma anche molto preoccupato. È la
seconda volta che mi capita nel giro di pochi giorni. Solo la settimana scorsa
mi era stata comunicata l’anticipazione di un’altra udienza. E subito dopo c’è
stata l’alluvione nel Nord Italia. Non so cosa potrà capitare oggi… Una glaciazione
improvvisa? L’estinzione di massa dei leghisti? L’apparizione fuori dal mio
studio di una folla di clienti desiderosa di pagare i miei onorari?
“Lo vuoi un caffè?” - Chiede
quello.
“No grazie, ho provveduto
già ieri” - risponde l’altro
Nessun commento:
Posta un commento