martedì 20 ottobre 2020

Lo vuoi un caffè? #476 -AMNESIA

 



Non era proprio questo quello che avevo in mente di fare quando ho iniziato con questo mestiere - penso- mentre scavo a mani nude in una massa di detriti polverosi.

Non è una bella cosa fare il necroforo, il profanatore, il disseppellitore di cadaveri ormai putrefatti, dimenticati.

Quello che cerco dovrebbe essere sepolto qui a quanto ricordo a meno che, senza dirmi nulla, il maledetto non si sia mosso.

Stando a quello che so sull’argomento - sulla base della mia cultura, scarsa, in tema di horror -  i morti non si muovono da soli meno che non si trasformino in zombie sanguinari affamati di carne umana.

Borbottando e sbuffando finalmente intravedo nella penombra il colore che indossava l’ultima volta che l’ho visto.

Un verde bottiglia carico, assolutamente fuori dei miei schemi, che ancora oggi mi chiedo da dove sia saltato fuori.

Lo afferro con entrambe le mani e lo estraggo faticosamente da sotto una montagna di fascicoli polverosi che si sono accumulati nel mio archivio nel corso di oltre vent’anni di attività.

Sorrido soddisfatto leggendo l’intestazione in cima a quel fascicolo verde bottiglia corroso dal tempo e coperto di polvere.

Fallimento XXX.

Dopo oltre sedici anni il curatore fallimentare, colto da un attacco di buona volontà, ha finalmente deciso essere arrivato il momento di chiudere definitivamente la partita.

L’esimio collega, possa vivere in eterno, mi ha inviato una mail l’altro giorno allegando la sua relazione conclusiva scatenando il panico in studio.

Dopo tanto tempo nessuno ricordava più che ci fosse ancora un cliente in paziente attesa di sentirsi dire dopo così lungo tempo che non avrebbe recuperato assolutamente nulla del suo credito dalla procedura.

Ma, soprattutto, nessuno ricordava più chi fosse il nostro cliente, né che fosse ancora vivo.

 

“Lo vuoi un caffè?” - chiede quello

“Freddo, però” - risponde l’altro

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