Il signor X siede dall’altro
lato della scrivania e con la sua buffa espressione di indignazione dipinta sul
volto mi racconta le vicissitudini che lo hanno condotto al mio studio alla
ricerca di consiglio e di aiuto.
Mentre parla devo fare
uno sforzo disumano per contenere l’ilarità che mi causa il suo modo di
raccontare.
Ogni frase del racconto
delle sue traversie è punteggiato da grappoli di “inesorabilmente” “puntualmente”,
“incredibilmente”, “appassionatamente”, “sensibilmente”, “inevitabilmente”, “obbligatoriamente”
usati a casaccio che lo rendono un irresistibile monologo alla maniera di Cetto
Laqualunque.
“Lo vuoi un caffè?” - chiede
quello.
“Non dovrei, quantunquemente…”
- risponde l’altro.
Nessun commento:
Posta un commento