Avete presente quelle
serate estive nelle quali ci sono un’aria e una temperatura pressoché perfette che fanno venir voglia di restare svegli fino al mattino?
Bene… Questa è una di
quelle serate e io sono in studio a causa di una scadenza a far nottata per
terminare l’atto entro domani mattina.
Una notte così, però,
non posso perderla e quindi spalanco le finestre per poterla godere almeno un
po’.
Fuori non si sente un
rumore.
Solo un frinire di grilli
che mi sorprende piacevolmente e le voci di due fidanzati che discutono in strada
appoggiati al cofano della macchina.
“Che bella l’estate” - penso colto da un
attacco di romanticismo - “Le stelle, i grilli, i litigi tra innamorati”.
A dire il vero dal tono
alterato della voce di lei mi sembra che sia in corso una discussione piuttosto
animata.
Aguzzo le orecchie per
ascoltare meglio.
Da quello che capisco lei
rimprovera lui di trascurarla e di andarsene in giro con i suoi amici a parlare
e a guardare le altre.
Lui, con voce flebile,
tenta di inserirsi nel flusso di parole e di insulti che lei gli riversa addosso
e la chiama ripetutamente “amore” senza riuscire, però, a proseguire interrotto dalla voce sempre più stridula e rabbiosa di lei che, invece, lo
definisce senza mezzi termini, “stronzo” e “ insensibile” e lo accusa di trascurarla
e di preferibile i suoi amici “alcolizzati” e “ubriaconi che non fanno un cazzo
dalla mattina alla sera…”.
Lui tenta ancora di prendere
l’iniziativa con un timido “Tesoro posso spiegarti…” ma lei ormai è partita per la
tangente e, sempre più arrabbiata, con voce sempre più alta lo chiama ripetutamente “stronzo”
“puttaniere” accusandolo di lasciarsi incantare da una certa “Tonia” la quale,
mi pare di capire, abbia un tatuaggio tra le tette tra le quali gli occhi di
lui vagano, spesso, beati.
Lui, dal tono della voce che usa quando tenta di inserirsi nella discussione sembra stia perdendo la pazienza.
Inizia ancora una volta il suo discorso con un tenero “amore…” per essere immediatamente zittito da lei che lo manda senza mezzi termini “a fanculo” insieme a “quella zoccola pompinara”.
All’improvviso lo sento
alzare la voce esasperato e facendo ricorso a tutto l’orgoglio maschile che ancora gli rimane le urla contro un definitivo : “amò mo ti a da na stampat n’ mocc ci non a finisc
e non m lass parla’ (trad. Amore adesso di devo dare un calcio in bocca se non la
finisci e non mi lasci parlare) zittendola all’istante.
All'improvviso tutto è silenzio.
Spero che abbiano fatto
pace.
Comunque quando sono
andato via dallo studio sull’asfalto non c’erano tracce di sangue o frammenti
di denti.
è vero anche che prima che scendessi dallo studio è passato il camion della nettezza urbana che lava le strade.
“Lo vuoi un caffè?” - chiede
quella.
“Solo se mi fai vedere i
tuoi tatuaggi” -risponde l’altro.
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